“Corriamo insieme con gioia nel sole,

 ma anche nella pioggia,

nel vento e nella neve”

 Bianca

 

L’amore nella tristezza

 

Non è sempre facile raccontare e condividere la sofferenza, ma oggi ho pensato di farlo.

Arriva un momento, nella sofferenza, in cui si prende coscienza del fatto che non si tratta più solo della “mia sofferenza”, ma provo un senso di responsabilità maggiore, come la condivisione, l’essere sincera e vivere ciò che sento.

Ora è tempo.

Proprio oggi vivo la mia tristezza, senza respingerla, rifiutarla o allontanarla. Sto con quello che c’è.

Nella piantina delle emozioni, la tristezza si trova proprio dove vivono tutte le altre. Comprendere che la condizione che m’indispone è proprio ciò di cui ho bisogno è già di per sé un piccolo semino di rinascita.

Se dovessi scegliere un grande insegnamento che ho acquisito, sono sicura che è quello di imparare a fermarmi. Sì, bisogna imparare ad arrestare e a rallentare. Diminuire i dialoghi e moderare il passo.

Un anno fa, 24 aprile 2019, a quest’ ora mi trovavo all’aeroporto di Madrid in attesa di prendere il secondo volo per intraprendere il Cammino di Santiago.

Vi parlo del Cammino perché attualmente coincide con un momento importante di questa avventura chiamata vita. Due situazioni totalmente differenti, ma osservando più da vicino entrambe con lo stesso ritmo lento.

La lentezza di vivere nel silenzio ciò che provo. Voglio tanto bene.

Ogni parola spezzata dal battito di cuori uniti e nel rispetto di chi amiamo. Non aggiungo altro, so che rispetterete il mio sentire.

Mi osservo lungo il cammino di questa settimana, specialmente di questi ultimi due giorni e noto cosa appesantisce il bagaglio, quale fagotto indosso: la tristezza. Le emozioni hanno un ruolo centrale. Donano intensità alla nostra esistenza, ma hanno anche una funzione ben precisa, permettono di far elaborare al cuore e alla mente le notizie che riceviamo. Spesso le sensazioni sono così intense che dobbiamo sforzarci a percorrerle.

L’azione pratica consente di entrare in confidenza, coltivando la capacità di stare con l’esperienza del momento presente, così com’è, con apertura.

Dunque, come ho imparato l’anno scorso durante il cammino, posso prendere una pausa, fa parte del viaggio anche questo. Freno, mi fermo e sosto. Me lo reclama il cuore. Sento la spaziosità interiore. Ho la sensazione che da qui riinizia il mio Cammino, e che parte di ciò che sto apprendendo mi aiuterà.

Non strattonarmi quando sono in difficoltà è divenuto per me un atto di cura.

Certo, le complessità della vita ci spaventano, eppure pian piano che procediamo, le riconsideriamo come un dono e la paura lascia il posto al coraggio.

Quindi voglio bene alla mia sofferenza, perché fa parte di me, non fuggo, perché è solo la repulsione da essa che fa male. Imparare a dedicarsi all’arte della trasformazione comunica resilienza e riconoscere lo sgradito come un dono.

È esattamente ciò che sto sperimentando nel mezzo di questo tragitto: permetto a me stessa di star male e di fare esperienza del senso d’ingiustizia e di qualsiasi altra emozione complicata, in questo stesso momento tutto il malessere inizia a cambiare densità. Posso fare qualcosa, anche in relazione alla mia sofferenza: lavorarci. Magari a volte si paleserà semplicemente in “non azione”, ma decido di scegliere di fare anche questo. È un modo per prendermi cura di me.

Santiago mi ha insegnato a camminare, vivendo il presente! Amando il presente, qualunque cosa accada.

Consapevole di tutto ciò che mi è stato dato, commossa e felice.

E allora, è arrivato il momento di lasciare andare con immensa gratitudine…

 

#BePositive: Vivere di emozioni

 

ClaudiaSun

 

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